la storta - cenni storici

territorio

La Storta è la cinquantunesima zona di Roma nell'Agro Romano, indicata con Z. LI. L'estensione del territorio è 46,67 km². Ne fanno parte la frazione omonima, il comprensorio dell'Olgiata e parte della zona urbanistica 19G Castelluccia. All'interno della zona VI è il toponimo "La Storta" che indica invece una frazione di Roma Capitale e la zona urbanistica 20H del XV Municipio di Roma (ex XX). Ha una superficie di 20,49 km², una popolazione di 20.158 ab. (dati 2013) e una densità di 983,8 ab./km².

 

La Storta si trova nell'area nord-ovest di Roma, alcuni chilometri fuori il Grande Raccordo Anulare (GRA). La zona confina a nord con Cesano, a est con Isola Farnese e La Giustiniana, a sud con Ottavia e Casalotti; a ovest con Santa Maria di Galeria.

 

 

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cenni storici

 

La storia de La Storta è stata per secoli legata all'attività della stazione di posta cavalli. Come ricorda Abbati citando una pubblicazione di Leopoldo Fonck del 1924, La Storta "nacque più semplicemente per motivi pratici (...) essendo il sito alla giusta distanza da Roma per la prima e l'ultima tappa di un viaggio: collocata inoltre in un punto strategico, alla confluenza di varie strade come la Braccianese, la Formellese, oggi, e un tempo la Trionfale, la Veientana della vicina Isola Farnese e la Pesciarola dell'attigua Olgiata" (Abbati 2009, p.329). La nascita della Storta "si perde nei tempi (...), documentata già nel 380 d.C. su di una lapide, sotto gli imperatori Graziano, Valentiniano e Teodosio quando fu costruito lo Stabulum (stalla) per il ricovero degli animali" (ibidem). "Non si chiamava La Storta, perché il toponimo è di origine medievale; allora la località era associata al nome Veii", perché non lontana dalla città etrusca più meridionale, Veio appunto (ibidem).

"Era comunque conosciuta - sottolinea Abbati - già da molto tempo prima come hospitium per i viaggiatori, quando il primo imperatore di Roma, Ottaviano, trasformò le rovine di Veio in Municipio, nel I sec. a.C., dando impulso ai commerci viari e alla trasmissione dei messaggi con i prefetti e i magistrati per governare l'immenso impero (...) Ancora prima di Augusto fu il console L. Postumio nel 170 a.C. ad inventare l'istituzione delle poste da cui sembra sia derivato il nome. Forse proprio a questa data si può dire che nacque l'importanza di dare un nome al futuro toponimo de La Storta come centro-base ricettivo di appoggio e di transito per passeggeri e porta lettere". "A fare le cose in grande fu Adriano che - continua Abbati - istituì lungo le consolari, Cassia-Clodia compresa, le mansiones, dove i corrieri potevano riposare e rifocillarsi, e gli stathmus (uffici postali) che in seguito assumeranno il nome definitivo di posta". Fu Sigerico, arcivescovo di Canterbury, che intorno all'anno mille indicò "per la prima volta l'esistenza di un vero centro abitato cresciuto intorno alla stazione di posta cavalli al nono miglio dela Cassia-Clodia" (ibidem, p.330-331). La Storta, già dai tempi di Adriano I (772-775), in omaggio al martirio del Grammaticus Johannis, monaco benedettino, aveva iniziato ad essere chiamata Borgo S.Giovanni, "o meglio Burgus Sancti Johannis in Nono (località indicata nell'itinerario della via francigena, Bolla Portuense Giovanni XIX anno 1026)" (ibidem, p.331).

Alterne vicende - continua Abbati - legate alle guerre feudali, ma soprattutto al brigantaggio fecero "decadere l'importanza strategica del luogo". Alcune bande raggiunsero le dimensioni di un esercito e rappresentarono una forza contro la quale i papi dovettero confrontarsi (...) con esercito armati". La località cominciò ad essere indicata con il nome di "Malpasso", "prima che lo stesso termine venisse poco alla volta modificato in "Storta". "Nella prima metà del 1500 l'interpretazione che veniva data al nome, come scrisse Rodolfo De Mattei, era sinonimo di appellativo malaugurante, dove, secondo l'autore, la località zampillava di incidenti di natura ingrata (ibidem, pp.331-332).

Secondo un'altra versione l'origine del nome "La Storta" sembra provenire dal fatto che questa località era situata dove la Cassia "si storce in due rami: uno che continua la Via Claudia, l'altro che conduce a Bracciano, nonché a Isola Farnese e a Formello" (Moroni, citato in Abbati 2009, p.332). Questa interpretazione, tra l'altro fatta propria anche da Corrado Augias (cfr. La Cassia, Meridiani. Le Grandi Vie, Luglio 2004, p.34)  ha finito con il prevalere tra gli abitanti della Storta. "Ma perché - si domanda Augias - La Storta ha un nome così curioso? La ragione - scrive Augias - è semplice: proprio qui, (...) la via Cassia si separa dalla via Clodia con la quale ha condiviso il primo tratto. La Clodia diverge sulla sinistra dirigendosi verso Bracciano, la Cassia punta decisamente a nord, intersecandosi e a volte sovrapponendosi all'antica via Francigena che i pellegrini percorrevano scendendo dal nord verso Roma".

La fine dell'Ottocento porta con sé la chiusura della stazione di posta, l'affievolirsi del banditismo e del brigantaggio e...il progresso. Nel 1894 alla stazione de La Storta-Formello arriva per la prima volta il treno (Abbati 2009, p.333). Durante il regime fascista, il quartiere ebbe un nuovo sviluppo. Fu istituita la Fiera di Merci e Bestiame (la prima il 2 ottobre 1927), furono costruite la Casa del Fascio (oggi sede della locale stazione dei Carabinieri) e del Dazio; realizzata la Caserma della Marina di Santa Rosa (ibidem). Nel 1909 il sindaco di Roma Ernesto Nathan inaugura il 1° servizio pubblico automobilistico extraurbano destinato a coprire la distanza di 47 chilometri lungo il tracciato: Ponte Milvio-Tomba di Nerone-La Giustiniana-La Storta-Le Rughe-Campagnano-Monterosi-Nepi, concesso alla ditta Pilatti (ibidem, p.383).

 

 

LA VIA FRANCIGENA

La Storta rappresenta, in effetti, la porta d'ingresso a Roma della Via Francigena, l'antica strada che nel Medioevo univa Canterbury a Roma e ai porti della Puglia e che, secondo alcuni ricercatori, arrivava fino a Gerusalemme. I primi documenti che citano l'esistenza della Via Francesca risalgono al IX secolo e si riferiscono a un tratto di strada nell'agro di Chiusi (Siena), mentre nel X secolo il vescovo Sigerico descrisse il percorso di un pellegrinaggio che fece da Roma, alla quale era giunto per essere ricevuto dal Papa, per ritornare a Canterbury, su quella che già dal XII verrà chiamata Via Francigena. Il documento di Sigerico rappresenta una delle testimonianze più significative di quella che in realtà era una fitta e anche mutevole rete di vie di comunicazione europea che il pellegrino percorreva durante il medioevo (cfr. Wikipedia).

È solo negli anni Sessanta - leggiamo in un articolo sul sito di Rainews - che inizia la vera e propria riscoperta della via Francigena. La via, che giaceva sotto l’asfalto delle autostrade, viene segnata con vernice e pennello. Il percorso originale verrà poi deviato in favore di strade meno trafficate. Le amministrazioni pubbliche hanno gradualmente preso coscienza dell’importanza di questo tesoro dal punto di vista turistico. La regione Lazio ha investito sulla via Francigena in termini di risorse e promozione turistica, riattivando una serie di percorsi che hanno come fulcro Roma. Il Consiglio d’Europa ha poi dichiarato la via Francigena “Itinerario Culturale Europeo” (cfr. Rainews, 11 dicembre 2013). Ma molto rimane ancora da fare.

 

 

1537. LA STORTA E LA VISIONE DI IGNAZIO DI LOYOLA

Tra gli avvenimenti che si narrano su La Storta vi è quello dell'apparizione di Gesù a Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, che era in viaggio lungo la Cassia per recarsi a Roma ed essere ricevuto dal Papa.

 

Nel novembre 1537 tre sacerdoti, tra cui Ignazio di Loyola, sono in cammino verso Roma attraverso la Via Cassia. Numerose chiese e cappelle accanto alla via invitavano i pellegrini ad entrare e a fare una breve sosta. Una di queste, esistente forse fin dal Medioevo, si trovava a La Storta, accanto ad un'antica osteria e una stalla costruita nel IV secolo, come ricorda un'iscrizione, "affinché non si abbia più a deplorare il deperimento dei cavalli del corso pubblico per la fatica del percorso troppo lungo". Arrivato a La Storta, Ignazio entrò nella modestissima chiesetta e, immerso in preghiera, ebbe la visione, tanto importante per la conferma del nome dato alla Compagnia di Gesù. Il luogo e la chiesetta divennero oggetto di venerazione e meta di pellegrinaggi da parte dei religiosi gesuiti già dai primi tempi dopo la fondazione della Compagnia, nel 1540. Nel 1700 la cappella fu restaurata e sopra la porta d'ingresso venne posta, in ricordo dell'evento, una lapide in marmo (tuttora esistente) con la seguente iscrizione (trad.): "A Dio Ottimo Massimo. In questo sacello Dio Padre a S. Ignazio che andava a Roma per fondare la Compagnia di Gesù nel 1537 apparve, e lui e i suoi compagni a Cristo suo Figlio carico della croce benignamente raccomandò e con sguardo sereno guardando Ignazio disse queste parole: Io in Roma vi sarò favorevole. Tirso Gonzales, Preposito Generale della Compagnia, restaurò e ornò il sacello, e al Padre Santo Pose. Anno 1700" (Fonte: www.sacricuorilastorta.org/parrocchia/luoghi-di-culto/cappella-della-visione). Il Dott. Raffaele Esposito ci suggerisce di sostituire la suddetta traduzione con la seguente:  "A Dio Ottimo Massimo. In questo sacello, Dio Padre apparve a Sant'Ignazio, mentre si recava a Roma, per fondare la Compagnia di Gesù nel 1537, e amorevolmente affidò lui e i suoi compagni a suo figlio Gesù, carico della sua croce, il quale, con espressione serena, guardando Ignazio, proferì queste parole: Io in Roma vi sarò favorevole" (Rif. Dott. Raffaele Esposito).

 

Dopo la I Guerra Mondiale, negli anni Venti, tra i progetti per la costituzione di un santuario ignaziano a La Storta fu preso in considerazione anche un ampliamento della cappella, ma l'idea venne abbandonata per mancanza di spazio e si optò per la costruzione ex novo di una Chiesa sulla vicina collinetta, dal quale progetto scaturì l'attuale Cattedrale dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. 

Il 10 maggio 1944 la Cappella fu distrutta durante un bombardamento e riedificata nello stesso anno dal P. Norbert de Boynes, vicario generale. L'8 novembre 1964 i circa 40 vescovi gesuiti, presenti a Roma per il Concilio Vaticano II si recarono in pellegrinaggio a La Storta, per il 427° anniversario della Visione di S. Ignazio. Restaurata e adornata dal P. Pedro Arrupe, ventottesimo Preposito Generale, fu nuovamente inaugurata nel luglio 1983 (Fonte: www.sacricuorilastorta.org/parrocchia/luoghi-di-culto/cappella-della-visione).

 

4 GIUGNO 1944. L'ECCIDIO DE LA STORTA

Il 4 giugno del 1944, all'altezza del km 14,200 (oggi nel quartiere La Giustiniana), i nazisti in fuga da Roma, che in quei giorni veniva liberata, compirono un eccidio di 14 prigionieri prelevati dal carcere delle SS di Via Tasso. Tra le vittime, il sindacalista Bruno Buozzi, l'ufficiale della Marina italiana Alfeo Brandimarte, un ebreo polacco e un agente segreto delle forze armate britanniche, Gabor Adler (nome di copertura John Armstrong), la cui vicenda è stata a lungo sconosciuta. La strage è ricordata da una lapide ("Alla Memoria", con incisi i nomi delle 14 vittime) posta sulla Via Cassia all'incrocio con Via Giulio Galli (nella foto).

Come ricorda Enzo Abbati nel suo "Ponte Milvio Dogana di Roma" (Abbati 2009), il motivo per cui la strage è conosciuta come eccidio della Storta e non della Giustiniana, va individuato nel fatto che allora La Storta era già un vero quartiere, conosciuto come antico centro storico, mentre La Giustiniana al contrario contava pochissime abitazioni e pochi abitanti. Non esisteva Via Labranca, dove caddero Bruno Buozzi e gli altri, né Via Giulio Galli, ma c'era solo campagna.

 

Il monumento dei caduti dell'eccidio del 4 giugno 1944 in Via Giulio Galli all'incrocio con la Via Cassia, nel quartiere La Giustiniana

 

Il monumento in memoria dei caduti del 4 giugno 1944 in fondo all'attuale Via Antonio Labranca

la storta oggi - galleria fotografica

luoghi d'interesse

  

Cappella della Visione di Sant'Ignazio di Loyola - Piazza della Visione

 

 

 

Nelle vicinanze:

 

Borgo di Isola Farnese, con il Castello Farnese e la Chiesa di San Pancrazio (XV secolo)

  

Parco Regionale di Veio -  Accesso da V. di Isola Farnese - Siti Archeologici (come il Santuario di Portonaccio) e Percorsi naturalistici

fonti

 

LA STORTA, Wikipedia, https://it.wikipedia.org/wiki/La_Storta

 

Z. LI - LA STORTA, http://laromanatoponomastica.weebly.com/la-storta.html

 

VIE FRANCIGENE, www.viefrancigene.org/it

 

www.francigenalazio.it/it/

 

www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Francigena-itinerario-pellegrinaggio-e7b9012b-f9b4-4904-bd70-db781ccc5d2c.html

 

www.leonardavaccari.it/viafrancigena/page_840.html

 

www.sacricuorilastorta.org/parrocchia/luoghi-di-culto/cappella-della-visione/

 

ECCIDIO DE LA STORTA, https://it.wikipedia.org/wiki/Eccidio_de_La_Storta

 

Sezione ANPI del XV Municipio di Roma (ex XX), http://anpiromaxx.blogspot.it

 

Marco Patucchi, Roma 1944, finalmente un nome per l'eroe inglese della Storta, La Repubblica, 31 marzo 2007

 

Marco Patucchi, Roma 1944, ecco la vera storia della spia uccisa dai nazisti, La Repubblica, 16 maggio 2007

 

Paolo Fellai, Bruno Buozzi, l’eccidio de La Storta mentre Roma veniva liberata, Corriere della Sera, 3 giugno 2014

 

Valerio Di Marco, L’eccidio de La Storta 71 anni fa, Vignaclarablog, 4 giugno 2015

 

Per approfondimenti storici sul quartiere si consigliano i volumi di Enzo Abbati:

 

1) Ponte Milvio Porta di Roma, 2004, Associazione Culturale La Giustiniana

2) Ponte Milvio Dogana di Roma, 2009, Associazione Culturale La Giustiniana

3) Ponte Milvio, "fuori porta", 2014, Associazione Culturale La Giustiniana

 

Sull'Eccidio De La Storta:

 

Gabriele Mammarella, Bruno Buozzi (1881-1944). Una storia operaia di lotte, conquiste e sacrifici, edito dalla Fondazione Giuseppe Di Vittorio e da Ediesse, 2014.

 

Tra gli articoli si segnalano:

 

Barbara Polidori, La Storta e le sue genti, storia e memorie da borgata a quartiere, Vignaclarablog, 23-Febbraio-2015. Articolo in occasione della mostra fotografica di Enzo Abbati  “La Storta e le sue genti” presso l'Associazione Il Fenicottero.

 

Laura Pugno, La Storta, la cenerentola che vuole diventare l'Olgiata, La Repubblica, 30 novembre 2005